Nell' insegnamento delle Arti Marziali i maestri hanno da sempre proposto espressioni rituali sperimentate nel corso di decenni di divulgazione e pratica che, in taluni casi, in via del tutto arbitraria, sfociavano in vere e proprie afflizioni corporali: si pensi solo alle centinaia di calci con un compagno sulle spalle, o a decine e decine di pugni e calci portati senza controllo e senza protezioni contro parti del corpo inerme dei mal capitati che si trovavano a "voler imparare il karate".
Attraverso questo processo, non del tutto indolore, il maestro o chi per esso, si proponeva di "educare" e tramandare le conoscenze insite nelle Arti Marziali al fine di aumentare le capacità di resistenza ma, a mio parere, riducevano le capacità riflessive degli allievi. Su questo filo conduttore, molti insegnanti, si sono auto convinti che l'unico modo utile per trasmettere le conoscenze dell'arte era quello, appunto, dell'indottrinamento forzato e, talvolta, camuffato da un falso e ossequioso rituale privo di qualsiasi fondamento storico/culturale.
Ancora oggi, nonostante le nuove conoscenze nell'ambito della psicologia, della pedagogia e delle più innovative metodologie d'allenamento, molti insegnanti continuano unicamente a ripetere il "vecchio e ortodosso" rituale, qualunque sia il suo significato: in tal modo, l'arte viene appresa limitatamente, poiché si "obbliga" l'allievo ad ubbidire in modo inopinato e in maniera che lo stesso non possa accrescere le sue capacità ragionatrici e, in tal senso, non contraddica e metta in discussione l'insegnamento del proprio maestro.
Tuttavia ciò che non viene adoperato si atrofizza, così pure le qualità umane, succede così che i motivi per cui ci siamo spinti per la prima volta sulla porta del dojo, vengono a cadere e con essi tutti i valori e il mistero su cui la stessa Arte si è basata. Così, passo dopo passo, ci svuotiamo dell'energia propulsiva e la nostra Arte regredisce, fino ad esaurirsi.
La "via" Marziale è un percorso che si concretizza nel dubbio, l'esperienza marziale è una stratificazione di sapienza interna, di un modo personale di "sentire e mettere in pratica" l'Arte, improntato sul continuo fluire: un percorso di azione che si concretizza attraverso il rigoroso rispetto della Via della coscienza.